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Zvanì

Zvanì

Da diversi giorni ormai nei dintorni della stazione c’è molto movimento. Un viavai di camion, attrezzature cinematografiche, persone vestite in abiti ottocenteschi da fare invidia alla nostra festa e diversi curiosi che gironzolano per il viale nel tentativo di scoprire cosa realmente sta succedendo. Il passaparola la fa da padrone, e viene fuori che tutti sanno già tutto di tutto. Ebbene si, si tratta di un altro importante film per cui, per girare diverse scene, è stata scelta ancora una volta la nostra bella stazione.

Le prime avvisaglie del film risalgono ai primi di Ottobre 2024, quando sul sito ufficiale di “Scena1 Multimedia” ed altri catcher era stato lanciato il casting call per una serie di riprese in Val d’Orcia, con lo scopo di recuperare un buon numero di comparse dalle nostre parti. Già da Maggio invece si aggirava in diverse zone dell’Emilia e della Toscana, alla ricerca delle location più adatte, il regista Giuseppe Piccioni.

Regista sicuramente noto a chi ama il cinema, ha diretto e lavorato con alcuni fra i più grandi artisti del panorama italiano come Margherita Buy, Silvio Orlando, Riccardo Scamarcio, Valerio Mastrandrea e tanti altri. Ha all’attivo numerosi film e una pletora di altri riconoscimenti. Il suo ultimo successo è “L’ombra del giorno” del 2022 mentre quello forse più famoso è “Fuori dal mondo” che gli è valso ben 5 “David di Donatello” e “Ciak d’oro”.

Il titolo della sua nuova pellicola invece sarà “Zvanì” e parlerà della vita del poeta Giovanni Pascoli.

In effetti, al di fuori di quanto si studia sui libri di scuola e ancor meno in ambito cinematografico, ben poco si sa della vita reale di quest’uomo, del periodo in cui ha vissuto e di come lo ha vissuto, dei suoi rapporti con la famiglia e delle sue vicende personali. Dell’uomo oltre il poeta, e non solo dei suoi, spesso citati, falliti amori. Giovanni Pascoli, come molti altri, non ebbe il giusto riconoscimento in vita ma la sua fama si è accresciuta dopo la sua morte tanto da diventare parte della storia del nostro Paese. Dal racconto della sua vita nasce Zvanì (Giovannino in dialetto romagnolo) che è il nomignolo con cui veniva chiamato il piccolo Giovanni e che lui stesso ha riportato successivamente in un sua poesia dal titolo: “La Voce” (vedi fondo pagina).

Bocche cucite da parte di tutto lo staff su trama e attori ma già secondo diverse autorevoli fonti il giovane Pascoli verrà interpretato da Federico Cesari, già protagonista della serie tv “Tutto chiede salvezza” e, a quanto pare, dovremmo vedere anche Benedetta Porcaroli nell’interpretazione di Mariù, sorella di Giovanni, Liliana Bottone nell’altra sorella Ida, Margherita Buy e Riccardo Scamarcio.

La regia, come già detto, è di Giuseppe Piccioni che si avvale di una bella sceneggiatura di Sandro Petraglia e il film sarà prodotto da MeMo Films, Rai Fiction e GB Film con il sostegno di Emilia Romagna Film Commissions e Toscana Film Commissions. Della trasmissione se ne occuperà la Rai, presumibilmente nella primavera prossima.

E Torrenieri ancora una volta vedrà apparire il suo piccolo paese sul grande schermo.

La Voce – Giovanni Pascoli

C’è una voce nella mia vita, che avverto nel punto che muore:
voce stanca, voce smarrita, col tremito del batticuore:

voce d’una accorsa anelante, che al povero petto s’afferra
per dir tante cose e poi tante, ma piena ha la bocca di terra:

tante tante cose che vuole ch’io sappia, ricordi, sì… sì…
ma di tante tante parole non sento che un soffio… Zvanì…

Quando avevo tanto bisogno di pane e di compassione,
che mangiavo solo nel sogno, svegliandomi al primo boccone;

una notte, su la spalletta del Reno, coperta di neve,
dritto e solo (passava in fretta l’acqua brontolando, si beve?);

dritto e solo, con un gran pianto d’avere a finire così,
mi sentii d’un tratto daccanto quel soffio di voce… Zvanì…

Oh! la terra, come è cattiva! la terra, che amari bocconi!
Ma voleva dirmi, io capiva: – No… no… Di’ le devozioni!

Le dicevi con me pian piano, con sempre la voce più bassa:
la tua mano nella mia mano: ridille! vedrai che ti passa.

Non far piangere piangere piangere (ancora!) chi tanto soffrì!
il tuo pane, prega il tuo angelo che te lo porti… Zvanì…

Una notte dalle lunghe ore (nel carcere!), che all’improvviso
dissi – Avresti molto dolore, tu, se non t’avessero ucciso,

ora, o babbo! – che il mio pensiero, dal carcere, con un lamento,
vide il babbo nel cimitero, le pie sorelline in convento:

e che agli uomini, la mia vita; volevo lasciargliela lì…
risentii la voce smarrita che disse in un soffio… Zvanì…

Oh! la terra come è cattiva! non lascia discorrere, poi!
Ma voleva dirmi, io capiva: – Piuttosto di’un requie per noi!

Non possiamo nel camposanto più prendere sonno un minuto,
ché sentiamo struggersi in pianto le bimbe che l’hanno saputo!

Oh! la vita mia che ti diedi per loro, lasciarla vuoi qui?
qui, mio figlio? dove non vedi chi uccise tuo padre… Zvanì…?

Quante volte sei rivenuta nei cupi abbandoni dei cuore,
voce stanca, voce perduta, col tremito del batticuore:

voce d’una accorsa anelante, che ai poveri labbri si tocca
per dir tante cose e poi tante; ma piena di terra ha la bocca:

la tua bocca! con i tuoi baci, già tanto accorati a quei dì!
a quei dì beati e fugaci che aveva i tuoi baci… Zvanì…

che m’addormentavano gravi campane col placido canto,
e sul capo biondo che amavi, sentivo un tepore di pianto!

che ti lessi negli occhi ch’erano pieni di pianto, che sono
pieni di terra, la preghiera di vivere e d’essere buono!

Ed allora, quasi un comando, no, quasi un compianto, t’uscì
la parola che a quando a quando mi dici anche adesso… Zvanì…

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